Leggi e ONU

Dal 2021 l’Assemblea di autodifesa dagli sfratti ha iniziato ad utilizzare uno strumento legale che non era mai stato usato in Italia: le petizioni individuali all’Alto Commissariato per i Diritti Umani (OHCHR). Uno dei trattati che l’Italia ha firmato con l’ONU, infatti (il Patto Internazionale per i diritti economici, sociali e culturali, ratificato nel 1978) stipula che ogni persona ha diritto ad un alloggio dignitoso, e un Protocollo opzionale a questo trattato che l’Italia ha firmato nel 2015 stabilisce che la Commissione che vigila su questo patto può richiedere agli stati firmatari la sospensione dei procedimenti che potrebbero violare questo diritto. A maggio 2021 l’Assemblea ha presentato la prima comunicazione per una donna di Torpignattara, l’ONU ha richiesto la sospensione e il Tribunale ha sospeso lo sfratto; da allora, grazie al lavoro di diffusione e formazione che ha fatto l’Assemblea, sono state presentate più di venticinque richieste da Roma, e altre anche da altre città d’Italia. Le informazioni su come fare petizioni ONU si trovano nel Manuale antisfratto, nella sezione risorse di questo sito. Attenzione: dopo un intervento del Consiglio dei Ministri del 25 maggio 2022, il Tribunale di Roma ha deciso che non avrebbe più accettato sospensioni ONU, contravvenendo pesantemente alla Convenzione di Vienna che impone la buona fede nel rispetto dei trattati. L’Assemblea naturalmente riporterà all’ONU ogni singola violazione, facendone oggetto della revisione periodica annuale che valuterà se l’Italia sta rispettando gli impegni presi. Continuiamo comunque a fare petizioni individuali e a sostenere chi vuole farne.

A settembre 2022 le due organizzazioni non governative internazionali Global Initiative for Economic, Social and Cultural Rights The Shift, quest’ultima diretta dall’ex special rapporteur sulla casa dell’ONU Leilani Farha, hanno scritto una lettera aperta alle autorità italiane chiedendo il rispetto dei trattati internazionali per quanto riguarda gli sfratti. La lettera è disponibile sia in inglese che in italiano. Inoltre, un professore di diritto costituzionale dell’Università Federico II di Napoli ha redatto un parere che conferma il fatto che queste richieste di sospensione sono vincolanti per gli stati membri: se non lo fossero, l’intero sistema burocratico ONU, con tutti gli stipendi e le spese coperte con soldi pubblici, sarebbe costruito sul nulla. Questo parere si può scaricare qui.

Naturalmente, l’Assemblea considera questa risorsa solo come uno strumento strategico per far sì che le persone non vengano sfrattate per un periodo più lungo; non abbiamo bisogno di un Alto Commissariato per sapere che abbiamo diritto alla casa, la nostra concezione del diritto è molto più alta (non riguarda certo la ‘vulnerabilità’ delle persone, bensì la loro dignità!), e soprattutto non abbiamo alcuna fiducia né nell’ONU (basti vedere la Palestina, o il Kurdistan…) né nelle istituzioni dello stato italiano o di qualunque altro stato. Crediamo però che comunicare all’ONU queste violazioni del diritto internazionale sia un modo per mettere le istituzioni di fronte alle loro contraddizioni: gli stati sono completamente cooptati dalle corporazioni private che guardano solo al profitto, ma continuano a presentarsi come garanti di diritti e benessere dei cittadini. Allo stesso tempo, il riconoscimento dell’Alto Commissariato per molte persone rappresenta un momento di rafforzamento della propria convinzione di essere nel giusto, e contribuisce a creare la forza individuale e collettiva, l’unico strumento che può davvero cambiare le cose.

La politica che potrebbe contrastare veramente gli sfratti è il rent control o controllo degli affitti: le istituzioni statali istituiscono che le amministrazioni municipali locali impongono un tetto massimo agli affitti, in modo simile all’antico “equo canone”, ma in linea con modalità di controllo più recenti. Di recente, grazie alla mobilitazione del collettivo Living Rent, la Scozia ha introdotto una regolazione degli affitti. Politiche municipali di rent control sono presenti in molte città del mondo: la più famosa è New York. La città di Berlino ha istituito un tetto massimo agli affitti, e pochi mesi prima anche l’amministrazione catalana ha fatto altrettanto. Una recente risoluzione dell’UE (2019/2187 INI) incoraggia i governi statali a proteggere il diritto alla casa anche attraverso politiche del genere.

Articoli utili:

STORIE DI PERSONE IL CUI SFRATTO E’ STATO BLOCCATO DALL’ONU (da Napolimonitor)


Le informazioni che seguono si riferiscono al periodo della primavera 2020.

Quali sono le politiche italiane sulla casa e sugli affitti per l’emergenza Covid-19? Questa è una pagina in continuo aggiornamento. Se vuoi aggiungere una politica, usa questo form.

Politiche statali

  • Sospensione dei mutui. Il decreto “Cura Italia” regola la sospensione dei mutui sulla prima casa per chi si è visto ridurre lo stipendio (si veda qui). Di fatto, chi contrae un mutuo può sempre richiedere una sospensione, su cui la banca però chiede degli interessi; già esiste un contributo pubblico per coprire la metà degli interessi, il Fondo Gasparrini istituito nel 2007. Il decreto per l’emergenza Covid-19 non fa che permettere l’accesso a questo fondo a chi ha subito una riduzione all’orario di lavoro per oltre 30 giorni, e vi aggiunge in seguito anche i liberi professionisti che dimostrino una riduzione del 33% del reddito  (Art. 26 decreto 2 marzo 2020, Art. 54 decreto 9 marzo 2020) (altre info)
  • Riduzione imposte sugli affitti commerciali. Il decreto “Cura Italia” prevede anche un credito d’imposta del 60% (non tassabile) sul canone di affitto del mese di marzo, per le attività commerciali considerate non essenziali e quindi obbligate a chiudere.
  • Blocco degli sfratti. Come conseguenza delle pressioni sindacali, il 17 marzo un nuovo decreto blocca l’esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, fino al 30 giugno 2020 (articolo 103 comma 6 – link GU). Si noti: è bloccata l’esecuzione dei provvedimenti, non l’iter dei provvedimenti in corso. LA PROROGA DEL BLOCCO SFRATTI E’ STATA DICHIARATA LEGITTIMA DALLA CORTE COSTITUZIONALE (gennaio 2022)
  • Sugli affitti il decreto “Cura Italia” non dà alcuna disposizione. Gli affittuari in difficoltà vengono invitati a rinegoziare i canoni d’accordo con i proprietari, utilizzando il modello 69 previsto dall’art.10 del D.L. 133/2014 sulla semplificazione burocratica, che permette di modificare l’importo del canone per un tempo prefissato senza dover registrare di nuovo il contratto (altre info). Ma se il proprietario non è d’accordo? Si annuncia che le misure di sostegno verranno dalle regioni.
  • Anche nel decreto di maggio che aprirà la fase 2 non si prevede nessuna soluzione per gli affitti (altre info)

Politiche regionali

  • Lombardia. Il 23 marzo delibera l’aumento del fondo morosità incolpevole, 14 milioni stanziati per sostenere chi ha un procedimento di sfratto attivo vengono estesi anche a chi è in situazione di disagio per l’emergenza, e 17.5 milioni vengono trasferiti ai Comuni per le famiglie in difficoltà (delibere 2974/2020 e n. 3008/2020). Il limite per accedere è ISEE di 26.000 euro (vedi qui). Sono previste agevolazioni per gli inquilini delle case popolari (ALER), ma non il blocco dei canoni (vedi qui)
  • Emilia Romagna. Si annuncia una misura di sostegno di 12 milioni per le famiglie in affitto (qui)
  • Lazio. Il 10 aprile si decreta l’incremento di 22 milioni del fondo di sostegno agli affitti, istituito nel 1998; il 55% per Roma, il resto per gli altri comuni. Il contributo copre il 40% dell’affitto per un massimo di tre mensilità tra febbraio e maggio 2020, per chi non supera i 28.000 euro di reddito e abbia subito una riduzione del 30% (qui). Ma molto probabilmente la regione stanzierà altri fondi.
  • Campania. Il 24 aprile la regione annuncia lo stanziamento di 6,4 milioni, può coprire fino al 50% del canone per tre mensilità, per un importo complessivo non superiore a 750 euro (qui)
  • Sicilia. Il fondo di emergenza ammonta a 7,5 milioni di euro e può raggiungere un massimo di 1,800 euro a famiglia (qui)

Politiche comunali

  • Milano. I fondi stanziati sono 2.456.000 euro, il bando è aperto fino al 20 maggio, il contributo può coprire fino a 4 mensilità, non oltre 1,500 euro sia per canoni non versati che da versare (qui e qui)
  • Bologna. Il Comune contribuisce con 1,4 milioni di fondi che si sommano a quelli regionali. Il massimo per ogni famiglia è 2,000 euro (qui)
  • Firenze. Il contributo non può superare i 300 euro al mese (qui)
  • Roma. Il bando si pubblica il 27 aprile, l’ammontare del contributo non può superare il 40% di tre mensilità (qui). Nei primi giorni sono state presentate già 30.000 domande.
  • Napoli. Il contributo non può superare i 750 euro.